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Santeraclio scritta

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Mario Timio


chiesa di San PietroContinua l’excursus storico-ambientale-religioso del territorio di Sant’Eraclio. Questa volta presentando una perla che con la sua luce ha illuminato tutta la Parrocchia: la visita pastorale del Vescovo Mons. Gualtiero Sigismondi.
La recente visita pastorale del Vescovo di Foligno Mons. Gualtiero Sigismondi all’Unità Parrocchiale di Sant’Eraclio-Cancellara è costituita da numerose tessere ad alto contenuto religioso e sociale; faccio riferimento ad alcune. Si può accennare alla viva fede con cui i fedeli-e non solo- hanno accolto il Presule, si può trattare delle molteplici manifestazioni religiose e comunitarie, si possono scrivere fiumi di inchiostro sull’entusiasmo dei parrocchiani; sui programmi organizzativi è lecito innalzare un vivo ringraziamento a Don Luigi, a Don Cristian e a tutto lo staff che orbita intorno a loro, della grazia ricevuta sarebbe doveroso parlarne con un capitolo a parte.

Qui mi fermo a descrivere solo un segmento dell’attività pastorale: la visita del Vescovo ai malati, con una sottolineatura: gli infermi non sono andati dal Vescovo, ma questi è andato da loro, nella loro casa. Oltre quaranta persone hanno avuto la gioia di incontrare Mons. Sigismondi; li legava la malattia che li costringeva a letto o li teneva sulla sedia a rotelle o seduti in cucina. Tante persone, tanti nomi, tante malattie, tante condizioni, tante storie, ma soprattutto tante aspettative di chi, pur nella sofferenza, ha visto nel Vescovo un segnale di amore di Dio.
Ho avuto l’opportunità di accompagnare, insieme a Don Cristian, il Presule nel suo periplo per il territorio, traendone almeno tre insegnamenti; a) diversità di prospettiva: un conto è visitare e assistere, da medico, i malati in ospedale o in ambulatorio, un altro è vederli tra il calore della propria casa, tra l’affetto e la dedizione dei propri familiari (talvolta della badante), tra la protezione di chi si presta ad aver cura, permettendo di mettere tra parentesi la durezza della solitudine oltre che il dolore della malattia; b) il valore curativo e talvolta catartico dell’esperienza religiosa: quando ti senti fragile e apparentemente senza risorse, il pensiero rivolto a Dio, in solitudine o in comunità, ridona quella speranza di vita che neanche la malattia più dolorosa distrugge, esperienza questa che ho riscoperto lungo il percorso di visite a domicilio; c) scoperta di una immensa figura nella persona del Vescovo.
Anche qui, un conto è incontrarlo in occasioni più o meno fugaci e ufficiali, un altro è stargli vicino quando si piega sui malati per sentirne palpitare il cuore, per conoscerne la storia e le aspettative, per offrire ambiti di incoraggiamenti e di speranza, e soprattutto per innalzare insieme una preghiera. Il tutto con grande sensibilità, umanità e condivisione di eventi avversi.
Dopo le sue parole in molti ho visto lacrime bagnare il volto, spesso solcato di rughe ma roseo di speranze. Speranze attivate da un Vescovo che si mette in gioco per fornire una sorta di risarcimento di progettualità a cui ogni uomo sente di aver diritto, in attesa del verdetto finale sulla verità estrema: la vita continua oltre la vita se tinta di fede, come poetizza Foscolo, di non morire accanto alla propria morte. Grazie Eccellenza! Per quello che ha dato a Sant’Eraclio, ai suoi abitanti, a suoi malati. Ed anche a me per avermi fatto riscoprire alcuni valori essenziali per vivere meglio.